giovedì

Cosa ti obbliga a fare il calcio: le regole creano abilità


Puoi toccare la palla solo con i piedi, cioè con la parte del corpo meno adatta a gesti precisi, e devi farla entrare dentro una porta difesa da un portiere e da dieci altri giocatori. Allo stesso tempo devi impedire al tuo avversario di far entrare la palla nella tua porta. Lo devi attaccare, aiutato da dieci compagni, ma allo stesso tempo star attento a difenderti, con la differenza però che in difesa è meno necessario essere precisi, per impedire alla palla di entrare nella tua porta puoi anche semplicemente buttarla via.

Questa è l'essenza del calcio, e devo dire che mi dà un certo piacere scarnificare così all'osso uno sport, così caricato di simboli e rappresentazioni nella sua versione professionistica. Vuol dire riportarlo a essere un gioco, un gioco bellissimo per quanto mi riguarda.
E allora puoi realmente osservare cosa ti obbliga a fare il calcio. Ti chiede di muoverti, di correre per lo più, per attaccare e difendere, ma allo stesso tempo di far correre la palla, in modo preciso, verso un compagno e verso la porta. Devi fare fatica per spostarti rapidamente e cambiare continuamente direzione, stare attento alla posizione dei compagni e degli avversari e far passare la palla dove l'avversario non può arrivare. Resistenza alla fatica, precisione, attenzione agli altri, velocità, imprevedibilità, a cui si aggiunge la potenza per quanto riguarda il tiro verso la porta e i contrasti tra giocatori di opposte squadre. Sono queste sei, ritengo, le abilità principali che il calcio richiede e sono anche molto diverse tra loro.

Per fortuna possono essere distribuite tra i vari giocatori di una squadra e anche i ruoli ne richiedono di diverse. Chi è molto bravo le possiede tutte più o meno allo stesso livello, ma, per l'appunto, ci riescono in pochi. Tutti però devono svilupparle e allenarle tutte per poter utilizzare l'abilità adeguata ad una certa situazione di gioco: per spazzare in difesa non serve la precisione ma vengono utili velocità e attenzione agli altri; per fare un assist la precisione è invece necessaria come per tirare da lontano serve la potenza e per intercettare tanti palloni bisogna essere resistenti.


Penso sia un esercizio utile quello di osservare uno sport dalla prospettiva delle regole che impone e delle abilità che richiede. Serve a sganciarsi dallo sguardo a volte soffocante delle tecniche e delle tattiche e a ridare alla disciplina sportiva la sua veste di disciplina, parola tabù ormai in quanto sinonimo di pratica rigida imposta da altri e slegata putrtoppo dal senso. Se il senso del calcio è diventare veloci, precisi, resistenti e potenti restando in relazione agli altri allora non è fondamentale mandare a memoria certi schemi ma trovare gli esercizi giusti perchè i giocatori diventino veloci, precisi, relazionali... Questo è educativo, a mio avviso, perché vuol dire far crescere i ragazzi.
Parlare di abilità permette di ricollocare lo sport nel mondo e di ridargli il suo senso educativo in quanto le abilità che si imparano nello sport si possono trasferire in altri ambiti adeguandole ai nuovi contesti. Alcuni educatori di servizi educativi lo fanno e riescono a restituire fiducia a ragazzi che da altre esperienze educative, come quelle scolastiche, avevano avuto solo ritorni fallimentari. Gli allenatori delle società sportive sanno di avere queste potenzialità tra le mani? Penso che a molti sfuggano, presi come sono dalla ricerca del campione e della vittoria.

Bisogna andare a scovare le abilità cui lo sport allena e creare consapevolezza nei ragazzi che certe abilità le posseggono. Penso sia un bell'obiettivo per un allenatore, interessante quanto se non più che insegnare lo stop o il dribbling. Così per i ragazzi diventa più semplice provare a trasferirle anche al di fuori dello sport.